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L’uomo razionale, rigido. Il Professore. Il venerdì non voleva più vedermi.
Il sabato acquistava il biglietto aereo per tornare da me.

Il venerdì era deluso, triste: condizione che, come si rivelò in seguito, era assai frequente nella sua, istituzionale, anima inquieta.

Il sabato, poi, sbollita l’eccitazione che il giorno precedente tanto lo aveva innervosito, sferrò un nuovo attacco.

Mi disse che la settimana seguente sarebbe tornato a Roma e non voleva perdere l’occasione per riverdermi, ancora una volta.
Gli dissi che, sì, volevo vederlo, per conoscerlo meglio, ma che non avremmo fatto altro che mangiare una pizza e bere una birra. Null’altro.

Pizza e birra?
Va bene. Disse lui.

In questa fase della nostra frequentazione conobbi l’altro Prof.
Il primo era un sognatore.
Le sue riflessioni, durante i nostri dialoghi via web, erano quelle di un uomo bisognoso d’amore e d’amare. Quell’uomo lì era il Velista, come lo chiamavo io. Sì, perché lui era anche questo: un appassionato di vela.
Quello che incontrai quel giovedì sera, invece, era il Professore. L’uomo istituzionale, quello con lo sguardo severo. Prepotente e anche una “tanticchia” altero, ma solo nell’aspetto. Il suo sorriso rivelava, infatti, il lato tenero del suo carattere, quello di un uomo fragile. Infelice. Perennemente insoddisfatto.

Due uomini in uno.

L’appassionato di vela, che ama sentire il vento sulla pelle e adora vivere l’emozione del silenzio in navigazione, convive con il rigido Professore. Ligio al dovere e scrupolosamente osservante le regole: l’uomo incorruttibile.

Quest’ultimo era un autentico, adorabile, rompiballe.
L’altro un piccolo, sensuale, selvaggio.

Io li adoravo entrambi. Ma lei, la Bambolina, con entrambi fece l’amore…

11 pensieri su “Il Velista e il Professore

    1. No, non posso dire sia narciso. Non posso neppure dire di conoscerlo così bene. È vero pure che ciò che scrivo sicuramente è condizionato dal mio vissuto: tendo a diffidare della sincerità degli uomini. Vedo del marcio anche quando, forse , non ce n’è. Brutta cosa….

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      1. Cara perdonami, perché so che lo ami. Ma un tizio sposato che sta in agguato su un sito di incontri NON è una persona sincera. Innanzitutto con sé stesso. Purtroppo.
        Quanto al narciso ce ne sono parecchi segni, a partire dal fascino indubbio mescolato all’infantilismo autoreferenziale onfaloscopista (geniale definizione non mia). Effettivamente ne so poco, però. Ma non voglio litigare insistendo, perché in Italia si prende sempre tutto sul personale? Scusa, ti sto caricando di esperienze spiacevoli vissute altrove su altri blog che in questo momento fanno un po’ male. Non dovrei che ne hai abbastanza delle tue. Magari ne parliamo a voce se vorrai, ad agosto purtroppo sarò a Roma, e per un po’. Tanti tanti auguri mia cara.

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      2. Amica mia! Ma no! Litigare mai! Non scriverei pubblicamente di me se non fossi aperta a leggere di diverse opinioni e, perché no, di critiche, che ritengo sempre costruttive. Spesso i commenti mi fanno vedere le cose con una luce diversa…. e magari mi aprono gli occhi.

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  1. Scusami se ritorno sull’argomento, abbi pazienza, serve più a me che a te, mi rendo conto. Non è che ci tenga a criticare, anzi. Per me critica sarebbe scrivere: “Hai sbagliato perché sei andata a letto con un narciso.” Questa è una critica pure parecchio invasiva, ma esula dai miei pensieri e dai miei interessi. Quel che ho scritto, invece, è un’ (abbozzo di) analisi e valutazione argomentata di alcuni dati di fatto che tu hai esposto sul blog. Diversa dalla tua, come è normale che sia, magari errata, magari azzeccata, di certo presuntuosa data la scarsità di elementi di cui dispongo per costruirla, ma che tenta di argomentare le ragioni e i processi logici che portano ad esprimerla. Soprattutto non è niente di personale, nel senso che vuole analizzare una realtà, non attaccare qualcuno personalmente perché la vede in modo diverso. Cosa che tu con mio grande sollievo hai ben capito. Quello che mi accade, più con gli italiani che con i francesi, devo dire, è che paiono incapaci di distinguere i due piani: non dici yes sir? Allora sei una stronza – più o meno – ma come ti permetti, a me che sono la visdama di campofiorito. Fuori questione risponderti argomentando, magari perché si teme di non avere argomenti sufficienti, la reazione tipica è la risposta stizzita, il vittimismo, il chiagnifottismo, l’attacco personale, la chiamata a raccolta del clan, anche quando in gioco ci sono questioni molto meno brucianti e dolorose dei tuoi racconti. Tutto pur di non osservare i dati, l’oggetto in discussione. Non si contestano gli argomenti che porto, il che potrebbe dare il via a una discussione interessante, accanita e persino arricchente, come peraltro osservi anche tu, bensì la persona, in questo caso al nick, che li porta. Sarà che non abbiamo passato le guerre di religione e l’editto di tolleranza, sarà che siamo più sottomessi all’autorità, sarà so io che motivo storico-sociale… A me questa cosa fa impazzire, ti giuro. E mi fa pure parecchio male. Scusami tanto per lo sfogo, ma si sa: ognuno ha le sue idiosincrasie (-;. Spero di essere riuscita a spiegarmi…

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